
Giovanni Fontanella – Artista della radiologia gastrointestinale
Formazione, competenza e divulgazione al servizio di una medicina sempre più preventiva
Siamo orgogliosi di condividere l’articolo dedicato al nostro specialista di Radiologia Diagnostica, il dottor Fontanella, intervistato da Rosaria Carifano e pubblicato su Irpinitaly Apr/Mag 2021.
Il dottor Giovanni Fontanella si occupa di Radiologia Addominale e Gastrointestinale. Una passione nata durante gli studi presso la Seconda Università di Napoli, ora Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”, e consolidata presso il St. Mark’s Hospital di Londra, un tempio nella ricerca, diagnosi e terapia delle patologie del tubo digerente. Tutto il sapere acquisito e le innovative metodologie apprese sono ora a disposizione dei pazienti che incontrano il dott. Fontanella all’opera, in diverse strutture d’eccellenza campane e, all’occorrenza, anche a domicilio.
Ma come mai ha scelto di specializzarsi proprio nella radiodiagnostica?
Sono un medico, ma ho sempre avuto una certa sensibilità artistica. La radiologia è per me la parte della medicina che più si avvicina all’arte. Inoltre, sono sempre stato affascinato dall’anatomia, fin dai primi anni degli studi accademici. È la base del settore ma, soprattutto, è il fondamento della mia disciplina. Guardare il corpo dall’interno e poi mettere ciò che osservo al servizio della clinica è stata una scelta naturale.
Lei è un esperto di Imaging Morfodinamico delle vie digestive. Ci spiega di cosa si tratta?
È una parte della radiodiagnostica gastrointestinale: lo studio delle prime vie digestive attraverso la radiologia digitale. Si acquisiscono dei brevi filmati, fotogrammi rapidi in sequenza, che consentono di vedere il funzionamento del tratto digerente dalla faringe fino allo stomaco e al duodeno. Grazie a questo metodo, all’ultimo European Congress of Radiology di Vienna, ho presentato uno score diagnostico per l’acalasia, una patologia abbastanza rara ma tremenda per il modo in cui modifica la qualità della vita delle persone, che sostituisce classificazioni vecchie di almeno 40 anni.
Che cos’è nel dettaglio l’acalasia e quali disturbi causa?
È un mancato rilasciamento dello sfintere esofageo inferiore: un anello morfologico e funzionale che separa l’esofago dallo stomaco e impedisce il reflusso di materiale gastrico nel primo. Il suo “malfunzionamento” non permette al cibo di entrare facilmente nello stomaco. Ciò fa sfiancare l’esofago e causa un sintomo chiamato disfagia: non si riesce a mangiare bene e si ha difficoltà a deglutire. Inoltre si avverte dolore, perché ciò che si ingerisce si ferma nell’esofago. L’acalasia è difficile da diagnosticare, spesso i sintomi iniziali sono sottovalutati da chi ne soffre, perciò quando un paziente arriva da me, inviato da uno specialista, di solito il problema è già in fase avanzata. Ma saperlo riconoscere è fondamentale per intervenire in maniera efficace.
Di cos’altro si occupa?
Sono specializzato in pratiche come la colonscopia virtuale e l’Entero RM, quindi nello studio delle patologie del colon e del piccolo intestino, e di patologie infiammatorie croniche e oncologiche. Inoltre eseguo ecografie a domicilio per chi ne facesse richiesta.
In che senso una colonscopia può essere “virtuale”?
Invece di entrare nel paziente per via retrograda con una sonda, ed esplorare visivamente il colon, effettuiamo una TAC dove questo viene insufflato di aria, in modo gentile. Riusciamo così a ricostruirlo tridimensionalmente e ci navighiamo all’interno “virtualmente”, alla ricerca di polipi, cancri, e lesioni benigne e maligne. È una pratica molto meno invasiva e traumatica della colonscopia classica, ma altrettanto valida. Il paziente non viene sedato e può tornare subito a casa dopo averla fatta. È una tecnica che ho imparato a Londra dai “maestri”: al St. Mark’s Hospital sono i leader del Regno Unito in questo settore. Ho acquisito l’impostazione britannica (la preparazione, il modo di eseguire l’esame, la metodologia di compilazione e lettura del referto…) e l’ho portata nella mia terra.
Per lei che ha avuto modo di conoscere entrambe le realtà, quali sono le differenze principali tra il sistema sanitario italiano e quello britannico?
I due sistemi, nei principi fondativi e organizzativi verso i pazienti, si assomigliano. La differenza principale è che in Gran Bretagna c’è una spinta maggiore alla ricerca: in Italia resta molto legata al mondo universitario; lì invece è centrale anche negli ospedali che si occupano di attività clinica classica, come se fosse un naturale proseguimento del contesto accademico. Studi, ricerche, pubblicazioni, vengono sovvenzionate dal sistema sanitario. Inoltre in UK vengono svolte frequentemente riunioni per discutere i casi e organizzati gruppi multidisciplinari in cui si discute del “caso della settimana”. Si coinvolgono tutti nei processi decisionali delle situazioni più complesse, anche i paramedici. Procedure che nel nostro paese sono rare e si fanno solo nelle realtà più grandi. Inoltre la formazione accademica ha un aspetto molto più pratico, indirizzato fin da subito all’affinamento della pratica clinica.
Lei ha recentemente aperto un blog, docgf.com, per comunicare meglio con i suoi pazienti e, in generale, per rivolgersi ai non professionisti della medicina. Com’è nata quest’esigenza?
Non saper comunicare bene con i pazienti è un difetto di noi medici. A volte li sottovalutiamo e altre li mettiamo un po’ da parte. Io poi, da radiologo, mi rapporto di più con il clinico che ha voluto che il paziente si sottoponesse al mio esame ma, spesso, arrivano da me persone che dicono “non so perché sono qui, chieda al mio dottore”, o che comunque non hanno compreso i referti che gli sono stati fatti nel tempo. Parlare in modo semplice, divulgare ciò che facciamo, è una buona pratica. La medicina deve diventare sempre più preventiva che curativa, perché altrimenti è fallimentare, arriva tardi all’obiettivo. Ma se non c’è buona informazione si rallenta questo processo. Imparare questo tipo di comunicazione dovrebbe essere parte, a mio avviso, del percorso di laurea di un medico.
A causa dell’emergenza COVID, per ragioni legate sia alle riorganizzazioni della prima fase che alla paura di contagiarsi, molte persone hanno smesso di recarsi in ospedale o di effettuare visite. Ha un consiglio per i nostri lettori?
Nell’ultimo anno c’è stato un sensibile calo per qualunque visita specialistica, sia ospedaliera che di attività privata. Questo ha comportato diversi danni, nonché altre morti. Con tutte le cautele che ci sono nelle strutture il grado di sicurezza è altissimo. Bisogna mettere da parte i timori, è ingiustificato non ricorrere alle cure per paura di contrarre il COVID. È sicuramente una situazione delicata, sta impattando molto le nostre vite, ma si continua a morire per altre patologie e non possiamo sottovalutarle. Recuperare il tempo perso, in situazioni più gravi, a volte è impossibile e può condannare: non ci devono essere remore nel rivolgersi agli specialisti.
Cita l'articoloGruppo Guarino . Giovanni Fontanella – Artista della radiologia gastrointestinale [Internet]. 2021 Giu [cited 2023 Jun 5]. Available from: https://www.guarinolab.it/blog/giovanni-fontanella-artista-radiologia-gastrointestinale/